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Un Natale Francescano. Nel ricordo del Prof. Luraschi

20/12/2013 7746 lettori
4 minuti

Da tutte le locandine turistiche è pubblicizzato che Giulio Cesare fonda nella convalle l’attuale città di Como… Pompeo Strabone la eresse in municipio; Scipione vi pose 3,000 abitanti, e Cesare adornatala, la popolò di ben 3,000 coloni, fra cui 500 nobili greci. Casualità del caso volle che giusto mentre mi accingevo ad indirizzarmi ad una qualche attività da svolgere nell’anno del pensionamento, da una rivista in biblioteca mi capitò di leggere un articolo «l'antica Roma e gli altri» del compianto Giorgio Luraschi, che definisce la traduzione dal Greco di nobili in distinti, giacché seppero assolvere egregiamente il loro compito.

Così il prof. Giorgio Luraschi, docente di Storia del Diritto Romano all'Insubria, riguardo ai cinquecento coloni che si sono distinti, commenta e precisa: «Cicerone ci dà le prime due risposte, narrandoci la vicenda di uno di loro. Si chiamava Caius Avianius Philoxenus, era un Greco di Sicilia, la sua patria era Calacte, sulla costa settentrionale dell'isola, ad est di Halesa, dove oggi è il borgo di Caronia. Era un produttore importatore di grano, amico d'influenti personaggi, tra cui Cicerone, che lo raccomandò a Cesare affinché lo iscrivesse nelle liste dei coloni di Como. Si trattava, dunque, di un individuo dinamico ed intraprendente, il quale, evidentemente, aveva puntato su Como per incrementare i suoi traffici ed i suoi guadagni. Siculi come lui erano probabilmente anche gli altri Greci che seguirono il proconsole delle Gallie».

In altra occasione Luraschi illustra le radici siciliane di Como. « Dei 500 siciliani che hanno portato a Como il 'comballo' poi divenuto simbolo della città e che Cesare ha inserito tra i suoi coloni lariani. Cita la nonna agrigentina e di questi rapporti i comaschi devono andare molto fieri. A Cefalù il Duomo, del '400, è di Ambrogio da Como. E la moncecca, l'abito delle nostre donne del lago, viene dalle suore di Santa Rosalia. Quanto basta per allontanare, dal nostro vocabolario, la parola 'razzismo'».

 

Foto: Comballi in navigazione sul lago di Como/ Mattino sul lago

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.